Torna ~ The Golden Country – Recensione

Chi lo scorso anno è rimasto incastrato tra le pieghe di Xenoblade Chronicles 2, sicuramente non potrà farsi sfuggire il dlc prettamente legato a questo titolo: Torna ~ The Golden Country, uscito a settembre 2018 per Nintendo Switch, è infatti una sorta di prequel. Nelle intenzioni di Tetsuya Takahashi, avrebbe dovuto essere un flashback giocabile a circa tre quarti dell’avventura, ma poi per questioni di tempo il team ha dovuto metterlo da parte finché il successo del titolo ha convinto Nintendo ad autorizzare lo sviluppo di nuovi contenuti per un pass di espansione. Quest’ultimo, dunque, sblocca una generosa quantità di missioni secondarie che lo sviluppatore nipponico ha pubblicato nel corso del 2018, più l’espansione vera e propria, una lunga campagna che racconta un momento fondamentale nella mitologia di Xenoblade Chronicles 2.
Il fatto che, oltre che in digitale, questo contenuto sia disponibile anche in versione fisica, la dice lunga sull’offerta ludica e sullo spessore del prodotto, ma per ottenere risposte a tutte le altre domande (“posso giocarlo anche se non ho mai giocato alcun titolo della serie?”, “la storia è collegata a quella di Xenoblade Chronicles 2?” “Cosa c’è in più e cosa in meno rispetto al gioco base?”), non dovete far altro che proseguire la lettura.

Se c’era un difetto nell’avvolgente narrativa che sorreggeva gli eventi di Xenoblade Chronicles 2, era da ricercarsi nell’oscurità del significato di certe cutscene, perlopiù ambientate diversi secoli prima della storia di Rex e Pyra, che introducevano nuove ed inquietanti domande piuttosto che rispondere a quelle preesistenti. Oggi, mentre scorrono i titoli di coda di Torna the Golden Country, appare chiaro come il disegno del team di sceneggiatori fosse completo solamente nella sua interezza, e che questa corposa espansione è come il secondo pezzo (di due) di un puzzle in miniatura, che chiude il cerchio e riavvolge tutti i fili narrativi lasciati sospesi dal titolo principale.
Ai ragazzi di Monolith Soft che hanno confezionato questo corposo DLC è stato affidato un compito essenziale e doveroso: raccontare una storia appena abbozzata nella campagna originale, che tuttavia servì a gettarne le fondamenta per la solida impalcatura narrativa. Dimenticate dunque il giovanotto Rex e la maggior parte dei suoi compagni di avvventure, e lasciatevi trasportare in un dimenticato passato distante ben 500 anni… Intitolato Xenoblade Chronicles 2: Torna – The Golden Country.

Chiunque abbia giocato e si sia fatto conquistare da Xenoblade Chronicles 2 gingerà alla mia stessa conclusione: era e rimarrà per sempre un capolavoro inossidabile; ciononostante, chiunque abbia portato a termine la campagna principale avrà sicuramente provato almeno una volta un forte disappunto verso il frettoloso trattamento riservato al racconto della cosiddetta “Guerra degli Aegis”, il tremendo conflitto avvenuto in un’altra epoca ma che comunque continuava ad influenzare non poco il presente di Alrest e le sue incerte sorti. Previsto sin dal principio, Xenoblade Chronicles 2: Torna – The Golden Country giunge dunque sul mercato col preciso compito di rispondere alle tante domande lasciate in sospeso, permettendo ai fan della saga non solo di comprendere meglio le scelte intraprese dallo spadaccino Jin, ma anche di conoscere personaggi appena menzionati, come Lora o l’eroe leggendario Addam, e di approfondire la caratterizzazione di illustri figure del calibro di Mythra, Brighid, Aegaeon e della magnanima ma sventurata Haze (anche nota ai giocatori come Fan la Norne). Impersonando i suddetti personaggi, che in questo caso si sono rivelati un gruppo più unito e meglio qualificato dell’originale, il giocatore è infatti chiamato ad affrontare ancora una volta Malos, il malefico Aegis che tentò di annientare il genere umano, e ad esplorare un titano inedito e affascinante, sulla cui groppa si ergeva il potente e prosperoso Regno di Torna.

Tra vecchie conoscenze e volti nuovi, spicca indubbiamente Addam, la figura praticamente leggendaria di cui si parla sempre in Xenoblade Chronicles 2 e che, in questa espansione, si mostra finalmente col cappuccio abbassato, rivelando uno dei protagonisti più interessanti e maturi nella lunga e complicata storia di Alrest. Sullo sfondo ci sono l’Impero Tornese, un regno più raccolto ma non meno affascinante di quello vissuto nel titolo base e una serie di momenti altamente emotivi: i toni e la scrittura sono riconducibili a quelli del prodotto dell’anno scorso, che, ad oggi, rimane uno dei giochi di ruolo migliori su Nintendo Switch.
Narrativamente Torna the Golden Country ha alcuni compiti pesanti. Praticamente ogni singolo personaggio presente nel gruppo dei protagonisti deve essere approfondito, tenendo comunque presente le regole già predisposte dalla narrativa di Xenoblade 2. Dopo aver concluso l’espansione possiamo affermare come questi punti siano stati tutti presi in pieno. I personaggi di Addam e Jin vengono veramente approfonditi, dando una diversa visione al comportamento di Mythra 500 anni dopo. Tutti gli altri membri del party si comportano bene, con banther sinceramente divertenti tra loro e una caratterizzazione ottima.

Ma la vera stella di Torna The Golden City è Lora, la protagonista principale che, per quello che è il suo ruolo nella storia di Jin, rischiava di essere banalizzata a un generico personaggio femminile piena di vitalità e allegria. Invece non è stato così, anzi, abbiamo trovato Lora un personaggio molto più credibile e ben caratterizzato di quanto non sia Rex, tanto che Torna The Golden Country è riuscito anche a farci affezionare a lei e, di conseguenza, a empatizzare molto più con la causa di Jin in Xenoblade Chronicles 2. L’espansione è riuscita quindi a centrare ogni suo obbiettivo apparente e a dare dei nuovi spunti di speculazione per i fan, oltre alle innumerevoli spiegazioni sulla guerra delle Aegis. Dal punto di vista prettamente ludico, Xenoblade Chronicles 2: Torna – The Golden Country appare pressoché identico eppure diversissimo dal proprio genitore: identico perché il DLC ripropone le caratteristiche principali del titolo, come ad esempio le dinamiche legate all’esplorazione, alla rimozione degli ostacoli, al farming degli oggetti e allo sviluppo delle abilità di Gladius e Ductor; differente perché il combat system è stato opportunamente rivisitato e migliorato.

Il sistema di combattimento infatti è stato approfondito e riequilibrato per l’introduzione di nuove meccaniche quali la possibilità di scambiare driver e blade durante il combattimento, pertanto risulta essere la versione migliorata dell’originale, con un equilibrio generale migliore e un’ulteriore varietà di mosse. Inoltre, la totale rimozione del sistema casuale di ottenimento delle Blade, in favore di un team fisso predefinito, ha senz’altro aiutato il game design e tolto la meccanica più controversa presente nell’originale. Ma non è “solo” il gameplay a funzionare meglio in Torna the Golden Country. Durante le battaglie sta al giocatore decidere se schierare come avanguardia il Ductor o uno dei due famigli, a seconda della situazione e della strategia applicata. A patto che la barra azione di un personaggio vincolato sia piena, avanguardia e retroguardia del medesimo Team possono ora scambiarsi di posto in qualsiasi momento, innescando all’atto della sostituzione delle speciali mosse automatiche qui chiamate “Tecniche di Scambio”. A queste si aggiungono poi le “Tecniche Avanguardia”, che il giocatore può utilizzare una volta ricaricate, e le “Tecniche Retroguardia”, che i compagni eseguiranno autonomamente (anziché rimanere immobili per tutta la durata di un combattimento). A proposito della meccanica dello scambio, è necessario sottolineare come questa risolva anche un altro storico problema della serie: la guarigione. Nel mezzo delle battaglie, è sempre l’avanguardia a subire danni, indicati di volta in volta da una barra rossa che indica i punti vita recuperabili effettuando un repentino cambio; a ragion veduta, la sostituzione del personaggio controllato non modifica solo il set di abilità a disposizione dell’utente, ma offre persino una valida alternativa alle tecniche di guarigione che solo pochi Gladius possiedono.

Infatti non sarà possibile proseguire con la trama prima di portare al massimo il rapporto con la propria comunità, meccanica unica di Torna The Golden Country, ispirata fortemente alle affinità del primo Xenoblade Chronicles. Un’altra novità introdotta è il Prestigio, una meccanica geniale che ha una duplice funzione. Esso ricorda molto il diagramma sociale visto nel primo Xenoblade Chronicles, seppur più chiaro e ordinato: ogni volta che incontriamo un abitante, scopriamo qualcosa sul suo conto e questo contribuisce a disegnare un enorme reticolo di relazioni che sblocca sempre più incarichi secondari, risolti i quali aumenta il livello del Prestigio in sé e per sé. Diciamo che conoscere e aiutare decine di personaggi secondari, pur sapendo che le nostre azioni non cambieranno il loro tragico destino, è già triste di per sé, ma vedere coi nostri occhi la fine di una civiltà, dopo averne condiviso piccole gioie e dolori, è assolutamente straziante. In questo senso, il diagramma del Prestigio assume un’importanza decisamente diversa, ma si appoggia pur sempre a un numero esorbitante di missioni secondarie che, purtroppo, non sono sempre ispiratissimee sono spesso obbligatorie. Infatti non sarà possibile proseguire con la trama prima di portare al massimo il rapporto con la propria comunità, meccanica unica di Torna The Golden Country, ispirata fortemente alle affinità del primo Xenoblade Chronicles. Fortunatamente, si passa gran parte del tempo a combattere nei suggestivi scenari di Alrest.

Questa nuova meccanica non è nemmeno mal fatta, ma il fatto che la main quest ti obblighi a utilizzare una meccanica secondaria per ben metà della sue durata totale, rallenta troppo il gioco. Anche perché questo succederà verso le battute finali del titolo, proprio quando si è pronti ad affrontare l’epico finale. Bisogna dire che, di per sé, vale la pena di concludere la Main Quest, facendo quindi tutto ciò che è richiesto. La boss-fight finale e in generale il personaggio di Malos son talmente ben riusciti in Torna The Golden Country da far impallidire l’originale al confronto. Però l’esagerata e obbligatoria interruzione della narrativa per dedicarsi ad attività secondarie, a volte interessanti altre meno,è un difetto enorme di questa espansione.

Passando all’aspetto tecnico e visivo della produzione, Torna the Golden Country è un more of the same del titolo originale, con il quale condivide il motore, il framerate, l’uso acceso dei colori e il tratto artistico.
Questo significa che se siete riusciti a passare sopra a qualche tentennamento del frame-rate o al calo di risoluzione cui la modalità portatile costringeva, lo farete anche in questa occasione, perché il taglio artistico è ispiratissimo ora come lo era qualche mese or sono e perché, nel complesso, il gioco riesce a colpire l’occhio al di là dei limiti tecnologici imposti dalla console ospite, di certo non la più performante sul mercato.A livello musicale e registico Torna The Golden Country è letteralmente Xenoblade 2.5, con remix di vecchie tracce e scelte registiche già viste e già funzionali nella versione originale del lavoro di Monolith Soft.

In conclusione, qualora abbiate amato Xenoblade Chronicles 2, il DLC rappresenta una tappa obbligatoria cui non potrete sottrarvi in alcun modo; e chissà che questo, come accaduto a chi vi scrive, non vi faccia rivedere sotto una nuova luce eventi e personaggi del gioco originale, portandovi ad apprezzarne qualche elemento in precedenza sottovalutato.

 

Recensione  cura di: Black Angel

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