YIIK A Postmodern RPG – Recensione

Quale periodo migliore per tirare fuori una storia di smarrimento, incertezza e paura per ciò che il futuro può riservare? Il tutto narrato dall’emblema assoluto di questi stati d’animo: un neo-laureato… nel campo delle arti. Nel corso del gioco potremo letteralmente entrare nella testa di Alex, il protagonista e narratore delle strane vicende che andremo a vivere, alla scoperta di una persona che appare assolutamente credibile e nella quale molti potranno rivedersi.

Paranormale e riflessioni metafisiche sono l’ingrediente principale di un videogioco davvero folle, che saprà conquistare gli amanti dell’insolito, della filosofia, ma anche dei giochi di ruolo vecchio stampo.

Alex è un neo-laureato di ritorno a casa dopo una carriera universitaria durata leggermente più del previsto (ti capiamo, fratello, ndr). Spedito dalla madre a fare la spesa, verrà catapultato da una banale quotidianità a situazioni decisamente anormali – o meglio paranormali – nel giro di pochi attimi. Ritrovatosi in un edificio all’apparenza abbandonato, il protagonista avrà a che fare con entità di natura misteriosa e assisterà alla violenta scomparsa di una ragazza.

 

Come abbiamo detto poi l’assonanza con Earthbound è palese in molti dei suoi aspetti. Ma YIIK sembra guardare anche oltre, a produzioni videoludiche più o meno recenti come Contact, Undertale e Persona.

E proprio l’uscire da certi schemi narrativi, certe aspettative e clichè che fanno di YIIK un titolo narrativamente interessante.

Ad esempio, Alex, pur essendo l’eroe dell’avventura, colui che salverà tutto e tutti, è un personaggio caratterialmente complesso. Che avrà sì la sua evoluzione, ma prima di arrivarci mostrerà debolezze e aspetti non proprio positivi che si confanno ad un protagonista.

Insomma, quello che gli manca è il phisique du role, che dovrà guadagnarselo nel corso dell’avventura.

Anche gli altri protagonisti seguono in parte lo stesso trattamento, vivendo in una zona grigia nella quale si fatica a classificarli.

La storia poi prenderà una piega inaspettata mostrando tutto il suo lato eccentrico e schizofrenico.
Fra personaggi disadattati, creature aliene e leggende metropolitane, a YIIK non si può certo dire che manchi verve e personalità.

E parlando del gameplay questo non delude le aspettative create con la storia. Il sistema di combattimento a turni si ispira ad un modello classico, senza troppi slanci creativi, al cui interno viene innestata una meccanica basata sui quick time event.Ogni personaggio per portare a segno il proprio attacco dovrà completare una specie di “minigioco” basato sul tempismo e la rapidità d’azione. Per attaccare ogni membro del party utilizzerà uno strumento che ne rappresenta una passione.

Per Alex, appassionato di musica, saranno i suoi vinili. Micheal, suo amico d’infanzia, utilizzerà una macchina fotografica, mentre Vella, conosciuta durante la raccolta di prove sulla sparizione di Sami Pak, impugnerà una keyboard e la userà per mazzolare i nemici. E così via. Ogni arma chiederà un’azione diversa. I dischi di Alex ci obbligheranno a premete il tasto d’attacco quando l’indicatore passerà su determinate zone del disco, mente Micheal non dovrà mancare il bersaglio quando questo sarà nell’obiettivo premendo il tasto corrispettivo.

YIIK: A Postmodern RPG ricorda in ogni suo aspetto un vecchio gioco di ruolo giapponese: dall’interfaccia (di colore personalizzabile), con i menù che urlano “Squaresoft” da ogni carattere, al sistema di combattimento a turni, fino alla grafica che richiama alla vecchia e amata prima PlayStation, con tanto di illustrazioni dei personaggi ingrandite che appaiono durante i dialoghi. Apprezzatissimo anche il fatto che i punti di salvataggio non curano miracolosamente e che gli oggetti, effettivamente, servono.

Il contrasto con l’ambientazione moderna può inizialmente frastornare un po’, ma in realtà le due cose si sposano perfettamente e abbiamo apprezzato ogni dettaglio da RPG retro, così come ogni divagazione su multiversi e metafisica. Tra i punti di forza, come in ogni gioco del genere che si rispetti, c’è anche una colonna sonora elettroacustica favolosa, nata dalla collaborazione di compositori dietro a titoli come UnderTale, Secret of Mana e VA-11 Hall-A, che entra a far parte integrante delle battaglie e della storia e che abbiamo sinceramente amato dal primo all’ultimo beat.

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